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Nella seconda metà del secolo scorso la complessità dei fenomeni naturali e la semplicità delle leggi sottostanti sono stati in qualche modo riconciliati grazie alla scoperta che il Caos è insito nelle leggi stesse. La teoria del Caos spiega perché il Caos è parte integrante delle leggi naturali e averlo compreso ha prodotto una profonda rivoluzione concettuale nella scienza. Insieme alla meccanica quantistica e alla teoria della relatività, la teoria del Caos è uno dei tre grandi paradigmi scientifici che hanno cambiato il nostro modo di vedere e capire quello che ci circonda.


Oltre alla Fisica, la teoria del Caos trova applicazione in quasi tutte le discipline scientifiche, incluse l’Economia e le Scienze Sociali. È quasi impossibile fare un sommario in qualche misura esaustivo dei problemi che si stando affrontando e in parte risolvendo nelle diverse discipline. È però possibile capire come, anche grazie alla Teoria del Caos, sia in parte cambiato il modo di fare ricerca e quali siano potenzialmente le direzioni in cui oggi si pensa di ottenere dei significativi risultati.


La Teoria del Caos ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo del concetto di sistema complesso. In realtà non esiste una definizione condivisa di cosa si debba intendere per sistema complesso. Esistono varie definizioni, ognuna a seconda dei punti di vista. Per alcuni, un sistema complesso è un sistema il cui comportamento dipende in modo cruciale dai dettagli del sistema stesso. D’altra parte, una simulazione al computer di un sistema caotico non è esatta ma rappresenta una approssimazione della soluzione esatta e delle regole che lo governano. In queste condizioni, possiamo capire quali sono le caratteristiche generali del sistema, ovvero della distribuzione di probabilità che lo caratterizza, e che, in qualche misura, sono indipendenti dai dettagli stessi.



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La scienza della complessità è un’area scientifica che è in qualche modo complementare alla fisica delle particelle elementari, basata su un approccio “riduzionistico”. L’approccio tradizionale della fisica è infatti di considerare sistemi relativamente semplici e isolati e studiarli in grande dettaglio. Si considerano quindi i “mattoni” elementari che sono gli elementi costituenti della materia. Questa visione riduzionistica si può applicare con successo a molte situazioni ed implica l’esistenza di scale caratteristiche: la grandezza di un atomo, di una molecola o di un oggetto macroscopico. Ci sono però molte situazioni in cui la conoscenza degli elementi individuali non è sufficiente a caratterizzare le proprietà dell’intero sistema.


Quando, infatti, molti elementi interagiscono in modo non lineare possono dare luogo a strutture e proprietà complesse che non possono essere connesse direttamente alle proprietà degli elementi costituenti. In questi casi possiamo pensare ad una sorta di “architettura” della natura, che dipende in qualche modo dagli elementi individuali ma, inoltre, manifesta delle proprietà e delle leggi fondamentali che non possono essere dedotte dalla conoscenza degli elementi microscopici che la compongono.


“Sistemi tecno-sociali” è la locuzione usata correntemente per identificare sistemi socioeconomici in cui la tecnologia si fonde in maniera originale ed imprevedibile con aspetti cognitivi, comportamentali e sociali propri degli esseri umani. Le nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione (ICT) svolgono un ruolo sempre più pervasivo per la nostra cultura e la nostra quotidianità. Questa rivoluzione non giunge evidentemente senza controindicazioni e nelle nostre società complesse emergono costantemente delle sfide globali che richiedono costantemente nuovi paradigmi e un pensiero originale per essere affrontate.


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Negli ultimi anni, quindi, la teoria della complessità ha mostrato di poter giocare un ruolo rilevante per la comprensione delle dinamiche sociali ed economiche. Riteniamo, però, che questo sia solo un inizio e che questo campo si svilupperà in modo poderoso in una nuova ed affascinante avventura scientifica con caratteristiche transdisciplinari radicalmente nuove e difficilmente inquadrabili nei contesti tradizionali. Per questo è necessario un punto di riferimento specifico e con competenze e caratteristiche adatte alla nuova situazione. Si aprono dunque prospettive, fino a pochi anni fa inimmaginabili, che mescolano in modo sapiente diverse discipline e fattori. Da un lato possiamo considerare gli strumenti teorici e di modellizzazione propri della fisica dei sistemi complessi connessi alla capacità di analizzare, interpretare e visualizzare complesse moli di dati in modo originale. Dall’altro la vera essenza dei sistemi tecno-sociali fornisce una opportunità unica di sfruttare le nuove tecnologie ICT per monitorare e quantificare le tracce digitali dei comportamenti umani e dei fenomeni collettivi sociali ed economici con una risoluzione senza precedenti.


Questa situazione comporta anche una originale sinergia tra discipline scientifiche ed umanistiche che si pone l’obiettivo di produrre risultati concreti e di diretta utilità. L’Italia può giocare un ruolo importante in questi sviluppi per varie ragioni. La prima riguarda il fatto che sul nostro territorio la scienza dei sistemi complessi è ben presente e ampiamente riconosciuta. Poi bisogna riconoscere gli elementi di creatività ed originalità associati a questi sviluppi sono anche uno dei nostri punti di forza. Infine, queste attività non necessitano di infrastrutture particolarmente onerose e possono dar luogo ad importanti risultati sia scientifici che pratici in tempi relativamente brevi. Per tutte queste ragioni il CREF s’inserisce in prima linea nello studio della scienza della complessità e s’impegna ad applicare le teorie derivanti da questa disciplina all’indagine della realtà sociale ed economica.


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