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Il mondo dell’informazione è radicalmente cambiato con l’avvento di Internet. I social media, in particolare, hanno rivoluzionato il modo in cui comunichiamo e ci informiamo, diventando la principale fonte di informazione per la maggior parte degli utenti. Facebook conta più di due miliardi di utenti, che generano più di tre milioni di post al minuto, informandosi e informando senza l’intermediazione di giornalisti ed esperti, partecipando quindi attivamente alla produzione e alla diffusione di notizie e contenuti.
Studi recenti hanno mostrato come i gruppi di utenti si concentrano in echo-chambers che formulano e confermano la loro narrativa preferita, contrastando sistematicamente ogni informazione dissidente. In questa situazione l’efficacia del fact-checking e del debunking è altamente questionabile; sono invece necessari strumenti innovativi, che affrontino il problema delle fake news utilizzando metodi improntati sull’analisi dei dati e sulla formulazione di algoritmi specifici e dedicati.
Un gruppo di ricercatori del CREF intende applicare gli stessi criteri di rigore scientifico e metodologico che hanno portato all’introduzione della metodologia Economic Fitness al problema della (dis-)informazione online, allo studio della diffusione dei contenuti, all’analisi della formazione delle echo chambers e allo studio delle dinamiche che portano gli utenti a spiraleggiare verso le echo chambers. Sembra sussistere una forte correlazione tra argomenti che polarizzano l’opinione pubblica e la diffusione di notizie false e tendenziose. Alcuni studi hanno provato a sfruttare questa peculiarità monitorando attraverso alcuni parametri l’evoluzione del dibattito online. In questa direzione si è anche cercato di capire come diversi modi di riportare una notizia possono influenzare le reazioni degli utenti ed eventualmente ridurre la polarizzazione online.
L’esperimento portato avanti con alcune testate giornalistiche nazionali ha affrontato il tema dell’immigrazione sui social. I risultati mostrano che è molto difficile eludere i meccanismi che portano alla polarizzazione. Questi meccanismi di polarizzazione degli utenti e conseguente chiusura in echo chamber sembrano essere un tratto molto importante e caratterizzante dell’interazione on line. A tal fine si è cominciato ad esplorare il ruolo delle varie piattaforme nelle dinamiche di polarizzazione e ne emerge un quadro molto frastagliato. Sembra esserci una generale tendenza alla polarizzazione, ma ogni piattaforma, attraverso i suoi algoritmi, ne determina una reificazione diversa.
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Durante la crisi del COVID-19 abbiamo assistito all’ennesima conferma di quanto le informazioni e le tecnologie dell’informazione (Internet, social media, etc) siano cruciali nella vita di un paese. In particolare, nei paesi con alti livelli di democrazia, dove la classe politica è fortemente legata alle opinioni della popolazione, le informazioni fruite dalle persone sono la sorgente da cui scaturiscono molti comportamenti di massa, nonché la selezione della classe politica stessa. Tuttavia, se le tecnologie dell’informazione hanno radicalmente cambiato le dinamiche secondo cui storicamente avvenivano questi meccanismi, hanno anche aperto questo processo a nuove influenze e nuove fenomenologie. È del tutto evidente come nell’ultimo secolo i conflitti tra stati, che prima si svolgevano principalmente sul piano militare, si siano trasferiti prevalentemente sul piano economico. Esempio recente e lampante ne è la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, parte in realtà di una conflittualità di più ampio respiro per l’egemonia economica mondiale.


Se la competizione sul piano economico è evidente, un altro fondamentale piano di conflitto ancora nell’ombra è quello dell’informazione. Le tecnologie dell’informazione che, nei paesi democratici, hanno raggiunto livelli altissimi di penetrazione, rappresentano i nuovi campi di battaglia dei conflitti mondiali. Gli scontri non sono più tra eserciti, bensì tra narrative. Sono molti i casi documentati di tentativi di influenza della vita democratica durante momenti cruciali e delicati, come nel caso della Brexit o delle elezioni americane del 2020 o dell’hastag impeachement contro Mattarella. Sarebbe tuttavia superficiale ridurre l’impatto dei social media sul discorso politico ai tentativi di influenze esterne (che in effetti, sono sempre esistiti dacché esiste la propaganda, ma con altre forme).


Ma la rapidità e la capacità di interconnessione dei nuovi mezzi, i nuovi strumenti tecnologici per la creazione di contenuti e le nuove piattaforme hanno creato una vasta pletora di fenomeni nuovi e modificato la dinamica di fenomeni storicamente noti, anche senza l’intervento di influenze esterne. Ad esempio, l’inedita interazione del Confirmation Bias con la gargantuesca disponibilità di contenuti e risorse resa possibile dalle varie piattaforme, è uno dei fenomeni dietro il sorgere delle cosiddette Echo Chamber. Altro fenomeno di interesse è l’utilizzo dei bot per “dopare” la visibilità di un profilo o la diffusione di alcune notizie a scopi commerciali. Oppure l’esplosione degli hate speech e dei fenomeni di trolling, legati alla crisi della fiducia da parte degli utenti dei social media. Dalla comune indagine su queste nuove problematiche è nata la collaborazione tra il CREF e Sony CSL di Parigi.


La direttiva principale consiste in un approccio tattico di studio frontale delle fenomenologie critiche quali ad esempio: la misinformation e, in particolare, la diffusione delle fake news; la creazione e la dissoluzione delle Echo Chamber, e più in generale i fenomeni di polarizzazione delle opinioni; gli hate speech e il trolling; l’utilizzo di bot sui social network; la competizione tra narrative contrastanti; gli squilibri informativi, ovvero la sovrabbondanza di informazione su alcuni temi in contrapposizione alla carenza di informazioni in altri. Tali argomenti di ricerca stanno attirando, negli ultimi anni, un crescente interesse sia da parte della comunità scientifica che da parte delle istituzioni, che ne hanno compreso l’importanza cruciale per la tenuta democratica e per la salute del discorso pubblico.


Lo studio di tali questioni sarà affrontato grazie all’avanzamento scientifico delle tecniche di modellizzazione delle Dinamiche di Opinione, della Teoria delle Reti, del Machine Learning e, in generale, dell’armamentario tecnico della Data Science. Da questi presupposti nasce la collaborazione tra il CREF e il Sony CSL di Parigi: i due enti mirano a migliorare il discorso pubblico attraverso lo studio delle condizioni in cui questo avviene e attraverso la proposta di nuovi strumenti per evitare i circoli viziosi e potenziare i comportamenti virtuosi. I soggetti di studio saranno da un lato gli algoritmi di selezione e filtraggio delle risorse sui social media (i cosiddetti sistemi di raccomandazione) e il loro impatto sulle dinamiche di esplorazione e di formazione delle opinioni. Tali sistemi sono stati spesso collegati alla creazione delle Echochambers per via della loro spinta verso le preferenze espresse nel passato dagli utenti. L’obiettivo strategico sarà quindi di verificare tale effetto e sviluppare nuovi sistemi in grado di aiutare l’utente nell’esplorazione di nuovi contenuti senza tuttavia rendere l’esperienza meno piacevole, giocando quindi al confine della cosiddetta Comfort Zone.


Dall’altro la ricerca indagherà i sistemi di reputazione per migliorare le dinamiche della fiducia nelle fonti di informazione. Paradossalmente, abbiamo informazioni aggregate ed organizzate in recensioni e valutazioni su quasi qualsiasi tipo di contenuto disponibile in rete (film, musica, ecc.) ma non sulle sorgenti di informazioni stesse. L’obiettivo strategico consiste nello studio di tali sistemi di reputazione e nell’introduzione sperimentale di tali sistemi, opportunamente adattati, nell’ambito delle fonti di informazioni. I sistemi di aggregazione delle valutazioni infatti andranno necessariamente adattati per compensare gli effetti dovuti alle Echo-Chambers, evitando che ogni “tifoseria” validi la propria fonte di fiducia, attraverso l’attribuzione di un peso privilegiato alla trasversalità delle valutazioni.