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Ieri, su Il Fatto Quotidiano è stata pubblicata un’intervista in cui alcuni scienziati, tra cui Francesco Sylos Labini, hanno parlato delle prossime riaperture.
Sylos Labini, dirigente del Centro Ricerche Enrico Fermi, ha spiegato che il tasso dei decessi è troppo alto per riaprire. Mentre il Regno Unito ha aspettato che questo scendesse prima di dare il via alle riaperture, il governo Draghi sta allentando le restrizioni in un momento che non è così favorevole all’Italia e, ancor più nello specifico, al Nord Italia.
Il tasso dei decessi in Italia è il più alto tra tutti i Paesi occidentali, ma, mentre il Centro e il Sud Italia si mantengono su valori in linea con la media europea, al Nord la situazione è molto grave. Si contano, infatti, 2.800 morti invece di 1.400, la media europea, per milione di abitanti.
Le cause di questo contesto non idoneo ad una riapertura sono imputabili alla difficoltà con cui è stato attuato il piano vaccinale e ai repentini cambiamenti di “colore” delle varie zone.
Sorge, però, spontaneo chiedersi perché il Nord vive questa situazione drammatica. La risposta, come spiega Andrea Rapisarda, autore di uno studio apparso su “Nature” in merito al legame tra tassi di inquinamento e letalità del Covid, è che la Pianura Padana è l’area più inquinata d’Europa.
Ci sono diversi studi in Usa, Gran Bretagna, Olanda e Cina, che spiegano come per ogni microgrammo di particolato in più per centimetro cubo d’aria, la mortalità da Covid aumenta del 15% in più.
C’è un motivo per cui in Lombardia ci sono il 24% dei morti italiani da Covid. E ci sono diversi motivi perché con questi numeri è molto rischioso riaprire.
Il cortometraggio “La Particella Fantasma” è volato al ??? ???????, ?????? ????, ??????? ??? ??? ????, festival che promuove “The Italian Excellence” nella terra Holliwoodiana.
Quest’opera cinematografica, alla quale ha offerto il suo contributo anche il Centro Ricerche Enrico Fermi, racconta alcuni aspetti tanto misteriosi quanto interessanti della vita di Ettore Majorana.
Sarebbe stato bello vederla in Sala, ma i tempi che corrono non lo permettono.
Per questo la proiezione si svolgerà in una sala virtuale il 24 aprile e sarà disponibile solo per i primi che prenderanno posto.
Come prenotarsi?
La procedura da seguire è semplice:

  1. Vai a questo link su Mymovies:


https://bit.ly/LPF_MyMovies

  1. Registrati al sito di MyMovies e appuntati la password, ti servirà il giorno della proiezione

  2. Connettiti alla piattaforma giorno 25, il link sarà attivo già a partire dall'una di notte ora italiana (ore 16.00 di Los Angeles) e resterà attivo per 3 giorni.

  3. Siediti, rilassati e viaggia con noi nel mondo di Ettore Majorana!

  4. Lascia una valutazione su MyMovies, scrivi, condividi le tue idee qui sull'evento o sul tuo muro di Facebook e ricordati di taggarci.


Buona visione!
Quando si incontra un amico o un conoscente in un luogo in cui non ci saremmo mai aspettati di poterlo vedere si è soliti dire “Come è piccolo il mondo!” …beh, in un certo senso, non siamo così lontani dall’affermare il vero.
Nonostante l’elevatissimo numero di persone attualmente presenti sul nostro pianeta, grazie alla struttura della rete sociale creatasi, ognuno di noi è incredibilmente “vicino” a chiunque altro sulla terra. In particolare, si sente spesso parlare dei “sei gradi di separazione”: due persone qualsiasi nel mondo possono entrare in contatto tramite una brevissima catena di persone. Uno studio condotto da Stanley Milgram, presso la Harvard University (1967), afferma che tale numero è pari a 6.
Un primo semplice modello che spiega lo “small world effect” è costituito dai “random graphs”: esso è costituito da N nodi, ciascuno dei quali è collegato z nodi scelti a caso, creando Nz/2 connessioni fra i vari  nodi del sistema. Tale modello non presenta, però, la proprietà di clustering: prendendo come esempio la rete sociale, possiamo affermare che due tuoi conoscenti hanno una buona probabilità di conoscersi a loro volta fra loro. Nel modello illustrato, invece, la probabilità che due nodi collegati ad uno stesso nodo siano a loro volta collegati, è la stessa che caratterizza due nodi qualunque.
Esistono altri modelli in grado di presentare sia le proprietà di clustering che di small world, uno dei più noti è quello di Watts–Strogatz: si considera inizialmente una rete regolare, cioè un reticolo, ma alcune delle connessioni vengono riallacciate in modo casuale, producendo delle “scorciatoie”. Tali scorciatoie permettono di muoversi da un punto all’altro della rete visitando un numero piccolo di nodi e producono così l’effetto small world, pur mantenendo la proprietà di clustering tipica delle reti regolari.
Le applicazioni di tale modello al mondo fisico sono innumerevoli: ad esempio il word wide web può essere modellizzato con i sistemi precedentemente descritti e presenta un grado di separazione pari a 19, anche la diffusione di molte malattie infettive è influenzata dall’effetto Small World.
 
 
 
 
Alcuni giorni fa, Valerio Rosa, giornalista del Resto del Carlino, ha parlato del CREF come ospite a radio RSI. Durante la trasmissione sulla Radiotelevisione svizzera è stata ricostruita la storia del Centro Ricerche Enrico Fermi che proviene dallo storico Regio Istituto di Fisica e raccoglie l’eredità scientifica dei ragazzi di Via Panisperna.
Il CREF sorge sul colle del Viminale all’interno del quartiere Rione Monti, nel cuore politico della Capitale. Più o meno un secolo fa Corbino e Fermi misero insieme un giovane gruppo di ricercatori che portò la fisica italiana al suo massimo splendore.
I ragazzi di Via Panisperna, data la loro origine, risentirono molto delle leggi razziali e alla vigilia degli anni ’40 il gruppo si è disgregato. Oggi in quella storica sede dove Enrico Fermi ha posto le basi per i suoi successi scientifici è tornato in attività il Centro Ricerche Enrico Fermi.
All’interno della sua sede il CREF ospita anche un Museo Storico della Fisica dove è esposta molta dell’attività scientifica di Enrico Fermi.
Per ascoltare le parole di Valerio Rosa su RSI clicca qui.
Per chi lavoro nel mondo scientifico l’attività di divulgazione è un aspetto centrale del proprio lavoro. La divulgazione scientifica, così come, più in generale, l’educazione sono strumenti attraverso cui si genera un trasferimento di consapevolezza dalle vecchie alle nuove generazioni.
Pochi giorni fa Massimo Gramellini sul “Caffè” di “Il Corriere della Sera”, proprio su questo tema, ha espresso una sua particolare e legittima preoccupazione: il desiderio di facilitare la comprensione non deve banalizzare il messaggio. In particolare, Gramellini si riferiva ad un particolare episodio accaduto qualche tempo fa in Francia. La curatrice del Museo di Carnavalet dedicato alla storia della città di Parigi, Noémie Giard ha cambiato la consueta scritta Luigi XIV in Luigi 14, affermando che la vecchia forma grafica fosse un ostacolo alla comprensione.
Secondo lo scrittore italiana, il punto è proprio questo: non dobbiamo fuggire agli ostacoli, perché è grazie agli ostacoli se si impara a saltare in avanti. In sintesi, oggi viviamo in un mondo estremamente semplificato in cui molte volte l’intelligenza umana può riposare a discapito di una macchina capace di svolgere lo stesso compito. Non abbiamo bisogno di allenare così tanto la memoria, non abbiamo bisogno di memorizzare le strade, o almeno non ne abbiamo la necessità come prima, perché disponiamo di strumenti intelligenti in grado di svolgere al posto nostro queste funzioni.
Il problema è che se la maggioranza delle persone tende ad adagiarsi a questa condizione, si rischia di far degenerare il livello medio e, siccome la democrazia è un sistema politico in cui c’ parità di contributo per tutti i cittadini, è evidente che un appiattimento intellettivo può causare problemi.
Per questo fa bene massimo Gramellini a dare importanza alla complessità. Allo stesso modo, il CREF, ad un livello più alto, si approccia alla scienza con una prospettiva interdisciplinare, memore della complessità. Perché il mondo è complesso e per avere i mezzi per comprenderlo, non si può semplificare ogni cosa sempre.